Riceviamo e ripubblichiamo l’articolo di Elena Benedetti pubblicato dalla rivista “Il Pesce”.
Un quarto di secolo! Sono 25 gli anni di attività che festeggia quest’anno la Società Agricola Moceniga Pesca, una bella realtà dell’acquacoltura nel parco del Delta del Po veneto, con sede a Rosolina, nella provincia di Rovigo. Tra i punti cardine di questo business, sin dall’inizio, c’è stato il profondo rispetto del territorio in cui esso opera, quindi l’ambiente, oltre alla cultura del lavorare in laguna, seminando e allevando molluschi, nei tempi e modi che natura vuole. In altre parole, coltivando il mare. È stato un lungo percorso, esigente in termini di tenacia e spirito d’iniziativa, come ha spesso sottolineato la sua amministratrice Alessandra Siviero.
Un esempio su tutti è stato il riconoscimento di Società Agricola, «l’epilogo di un lungo confronto che abbiamo sostenuto al fine di riconoscere lo stesso status operativo, le stesse funzioni e identica gestione di un’azienda agricola vera e propria. Sin dai primi anni ‘80 abbiamo sempre sostenuto che l’attività di acquacoltura fosse considerata ATTIVITÀ AGRICOLA. Anche noi infatti coltiviamo “il mare”, lo seminiamo ed aspettiamo il suo raccolto. Le vongole di piccola taglia (minuscole) vengono svezzate in appositi galleggianti con sistema flottante, i cosiddetti Fl.Up.Sy. (Floating Upwelling System), fino a portarle ad una misura non commestibile per i predatori lagunari (come granchi e orate, ad esempio)». Moceniga Pesca opera proprio come fa un’azienda agricola sulla terraferma, solo che i prodotti sono i frutti di mare come le vongole veraci e le cozze, oltre alle ostriche.
Abbiamo incontrato Alessandra Siviero per fare il punto su quanta strada è stata percorsa fino ad oggi, tra attività in corso e progetti futuri.
Qual è un primo bilancio di Moceniga Pesca per questi primi 25 anni di attività?
«Siamo partiti in soli 4 soci e siamo arrivati ad oltre 20 addetti. Da diversi anni con Moceniga operano ben oltre 50 dipendenti, tutti imprenditori agroittici, come vengono definiti dagli enti ministeriali. In più collaborano con noi altri 20 addetti in qualità di prestatori d’opera. I soci sono sempre 4, tutti di famiglia».
Che visione ha del comparto ittico in cui operate? Quali i punti critici? Quali invece i miglioramenti rispetto al passato?
«Da una parte abbiamo migliorato la qualità della vita di tutto il personale operante, formandolo sia in ambito ambientale che nella sicurezza della vita umana in mare e in laguna. Da oltre 15 anni la nostra società è certificata ISO 14001:2015 (Certificazione ambientale) e 45001:2018 (Sicurezza nei luoghi di lavoro). Inoltre, siamo stati i primi nel 2006 a certificare volontariamente il prodotto vongole e cozze in qualità e tracciabilità di filiera con la UNI en ISO 22005-DT 43 a seguito di un bando della Regione del Veneto in cui Moceniga Pesca, associata al Consorzio Al.m.e.ca., ha partecipato e portato a termine».
Come è evoluta la vostra produzione?
«Diciamo che non c’è più la produzione di un tempo e non certo per colpa nostra. L’ambiente lagunare ha subito notevoli modifiche e i canali si sono tutti insabbiati. La causa principale va rintracciata nell’erosione delle spiagge: i venti e le correnti predominanti da nord hanno fatto sì che la sabbia delle spiagge più settentrionali avanzassero in modo sproporzionato sia nella nostra laguna ove operiamo sia nelle altre lagune del Polesine, le quali si trovano oggi in una situazione anche peggiore rispetto alla nostra. Le lagune site nel Comune di Rosolina (Caleri e Marinetta) necessitano oggi infatti di alcuni lavori essenziali per la loro sopravvivenza, opere piccole ma vitali, che non andranno a modificare la reale morfologia delle stesse, anzi, contribuirebbero a salvaguardarla. Purtroppo, sino ad ora, nessuno è riuscito a mettere in campo una soluzione, e questo a discapito delle numerose verifiche in loco.
L’opzione ideale sarebbe quella di fermare l’avanzamento delle sabbie per mezzo di una serie di dighe che andrebbero dalla costa del giardino botanico fino all’imboccatura del mare. I tavoli di riferimento della Consulta Regionale Veneto di Pesca e Acquacoltura, a cui è in seno la risoluzione di queste gravi problematiche, non hanno tuttora provveduto ad approntare i progetti necessari, e questo a discapito dell’urgenza: il rischio è infatti la chiusura sia della nostra attività che di tutte quelle interconnesse all’ecosistema lagunare.
Il nostro grido ai politici è: se non si ferma l’entrata della sabbia nelle lagune polesane, non solo sparirà l’attività di allevamento, perché la sabbia ha letteralmente marinizzato tutto il fondale, le vongole per crescere hanno bisogno di sabbia e fango, ma non si riuscirà nemmeno a mantenere il turismo acqueo di visitazione, piccole barche, i cosiddetti ponton non navigano più, perché c’è secca dappertutto».
Quali sono i vostri prodotti di punta? Cosa richiede oggi il consumatore?
«La nostra società è nata attorno all’attività di allevamento di vongole e cozze. Successivamente abbiamo investito ed esteso il nostro potenziale sino a trasformarci in una realtà che dalla produzione si dirama nelle fasi successive (depurazione, selezione, lavorazione, vendita all’ingrosso e al dettaglio), arrivando direttamente al consumatore finale. Il nostro consumatore ci chiede principalmente un alto livello di qualità, secondo standard che il nostro mondo riesce davvero a garantirgli, a ragione del fatto che siamo presenti in tutte le fasi del processo. La nostra attività è stata interamente strutturata avendo esclusivamente il consumatore finale in mente, al quale vogliamo dare solo il meglio».
Progetti in corso e per il futuro? Il punto vendita diretta di Rosolina opera anche con e-commerce?
«L’idea ci ha stuzzicato, ma richiederebbe costi troppo alti da coprire. I nostri prodotti sono animali vivi e la spedizione richiede un alto grado di attenzione, soprattutto per le temperature che in alcune stagioni necessitano un monitoraggio strettissimo. I prodotti del mare sono esseri viventi e quindi sono delicati. Preferiamo che la vendita venga operata presso il nostro punto vendita, così siamo certi che arriveranno al consumatore in condizioni perfette».
Altri temi che desidera approfondire?
«Sono stati stanziati finanziamenti per svariati milioni di euro per l’erosione delle spiagge e degli scavi dei canali sub lagunari, una parte alla Regione del Veneto ed una parte all’Emilia-Romagna. Purtroppo, però, chi li deve impiegare deve ascoltare prima chi nelle lagune vi opera: e chi più degli acquacoltori e dei pescatori conosce la morfologia delle lagune?
Con i PIM (Piani Integrati Mediterranei) nel 1990 sono partiti lavori enormi di vivificazione delle lagune del Polesine: a Caleri per esempio non sono mai stati portati a termine per mancanza di fondi. Questi lavori erano stati richiesti dai proprietari delle valli da pesca retrostanti per migliorare l’entrata dell’acqua alle valli da pesca per l’allevamento dei branzini ed orate selvatici. I canali sub-lagunari che erano stati scavati erano tutti indirizzati verso le chiaviche di “monta”, ma non sono mai stati portati a termine: mancavano alcuni canali.
Nello stesso tempo, però, dovevano migliorare anche gli allevamenti delle vongole veraci in laguna: in un primo momento si è visto la laguna di Caleri risorgere poi, in questi ultimi 7/8 anni, le cose sono precipitate, tanto da veder diminuire la produzione drasticamente: certi allevamenti producevano dai 7/8 kg per metro quadro, ora siamo a poco più di 2,5 kg a metro quadro.
Auspico che la Commissione Tecnica Consultiva con il Ministero dei Trasporti trovino insieme una soluzione duratura nel tempo perché la sabbia non entri più in laguna e che la morfologia dei fondali ritorni come un tempo».
Elena Benedetti
(cfr. https://www.pubblicitaitalia.com/it/pesce/prodotti/il-pesce/2022/2/20519)