Manca un piano di gestione per la raccolta del seme

Il seme di vongola rappresenta una risorsa per tutti coloro che praticano correttamente la molluschicoltura.

Questa attività inizia con la pulizia del fondale, la semina e la successiva raccolta.

Si discute sempre del ricorso al prelievo del prodotto seme in via emergenziale senza effettuare una seria programmazione come fu fatto nel 2009 nel protocollo tra le Province di Venezia, Rovigo e Ferrara.

La sperimentazione della idrorasca fu fatta all’inzio degli anni 2000 proprio in Polesine, dai consorzi operanti nelle lagune di Rosolina e Porto Viro e successivamente è stata introdotta nelle province di Venezia e Ferrara.

A Goro, ad esempio, contrariamente a quanto succede in Polesine o meglio nel compartimento marittimo di Chioggia si è autorizzati ad uscire con l’attrezzo “idrorasca” anche nelle acque marittime.

Si rende quindi indispensabile e di vitale importanza equiparare il sistema di prelievo del Veneto a quello più avanzato e concorrenziale dell’Emilia Romagna.

Perché il riferimento è a Goro? – Perché le concessioni delle aree nursery sono in acque marine e non come nel Polesine dove le aree si trovano in acque interne.

Le fratture tra gli operatori sono sempre provocate da coloro che preferiscono dividere per comandare piuttosto che unire per condividere un percorso comune.

L’emergenza riguarda la comunità, proprio come la programmazione, ed è per questo che tutti devono scrivere le regole che poi devono rispettare.

Alcune aree sono improduttive, e questo è sotto gli occhi di tutti.

Se l’escavo dei canali non si realizza per mancanza di fondi da parte della Regione del Veneto allo stesso modo nuovi addetti non potranno certamente produrre reddito. Il risultato sarebbe infatti una ulteriore guerra tra poveri.

Purtroppo i problemi della laguna sono sempre gli stessi perché è sempre mancata una programmazione condivisa che partisse dagli addetti.

Nel caso del dragaggio sappiamo bene che nella stagione fredda il prodotto può subire un enorme sbalzo termico e che lo stesso potrebbe avvenire in estate con le fioriture algali.

Il reclutamento naturale del seme di vongola risente di molteplici fattori (qualità dei riproduttori, condizioni meteo-lagunari al momento dell’emissione, idrodinamismo, mortalità di larve e giovanili); di conseguenza la consistenza dei banchi naturali varia notevolmente di anno in anno (fonte Ispra).

L’utilizzo di seme selvatico comporta però problemi di instabilità nella programmazione e nella gestione delle semine stesse, dipendendo il reclutamento naturale del seme di vongola da molteplici fattori, spesso aleatori, quali la qualità dei riproduttori, le condizioni meteo-lagunari al momento dell’emissione, l’idrodinamismo, il tasso di predazione o altre forme di mortalità di larve e giovanili. Di conseguenza la consistenza dei banchi naturali fluttua consistentemente di anno in anno e tale fatto non rende prevedibile una stima delle biomasse presenti ai fini di una gestione sostenibile della risorsa.

E’ anche per questo motivo che non si può dare l’esclusiva per la gestione del seme a un singolo soggetto. Le imprese del settore devono dimostrare attraverso il fatturato il proprio indice di produttività.

Un ragionamento che garantirebbe la concorrenza.

Allo stesso modo si rende quanto mai necessario l’utilizzo della idro-rasca per la raccolta del seme così come avviene in provincia di Ferrara.

Il Veneto non può restare il fanalino di coda proprio in un comparto nel quale da sempre ha fatto la parte del leone proponendo leggi e modificando sistemi oramai inadeguati.

La filiera dell’allevamento della vongola dipende in primissima istanza dalla disponibilità di seme. Il Delta Polesano è fortunatamente sede di numerose aree di nursery naturale, anche se la localizzazione delle nursery non è sempre fissa, ed aree che un anno si presentano come nursery possono scomparire l’anno successivo. Allo stesso modo aree che non erano mai state identificate come nursery possono improvvisamente presentare notevoli accumuli di seme di vongola.

Relativamente agli allevamenti di vongola collocati nell’area del Delta del Po, il fabbisogno annuale di seme è stimato in 4-5 miliardi di unità. Oltre il 99% di questo è prelevato in ambiente naturale e solo in minima parte viene fornito da schiuditoi nazionali e soprattutto esteri.

L’attività di raccolta del novellame selvatico è regolata dai D.M. 29/5/92, 7/8/96, 28/8/96. L’autorizzazione viene rilasciata dal MIPAF solo ai titolari di impianto di allevamento.

E’ necessario che Regione, Provincia e Comuni si adeguino tempestivamente ai cambiamenti climatici al fine di garantire continuità occupazionale agli addetti del settore evitando di dialogare singolarmente con i vari rappresentanti politico-sindacali.

Il Lavoro è un diritto di tutti!